PODCAST | Chiara Nicoletti intervista Alice Rohrwacher, regista del film Lazzaro Felice.
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Racconta dei Lazzari e di uno in particolare Alice Rohrwacher, di coloro che non possono emergere, o meglio, non sanno neppure che emergere sia possibile. Lo fa con Lazzaro Felice, primo dei due film italiani in concorso alla 71esima edizione del Festival di Cannes. Ritorna dopo il Gran Prix della Giuria a Cannes nel 2014 con Le Meraviglie e porta un racconto dal tono fiabesco con i buoni, i cattivi ed un personaggio che attraversa il tempo. Alice Rohrwacher descrive chi sono i Lazzari e spiega il perché della scelta dei toni e dello stile di un film girato in super 16mm senza mascherino perché fare altrimenti avrebbe limitato il suo sguardo sul protagonista, chi gli gira intorno e sulla storia tutta.
Lazzaro Felice: Quella di Lazzaro, un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da poter sembrare stupido, e Tancredi, giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di un’amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie. Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi.
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