PODCAST | Angelo Acerbi intervista Giulio Base, Paolo Fosso e Patrizia Fersurella, regista, attore e poduttrice del film Il banchiere anarchico.
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Giulio Base ha atteso molti anni prima di avere il coraggio, come ci dice lui, di fare questo film. Un teso di Pessoa che lui e Paolo Fosso avevano affrontato insieme a teatro più di venti anni fa e che adesso insieme riprendono, con una consapevolezza diversa e in un periodo storico dove i temi trattati nel testo sono molto attuali e pregnanti.
Il banchiere anarchico: Alla fine di una cena nel suo disadorno palazzo blindato, un potentissimo banchiere celebra frugalmente il suo compleanno. La ricorrenza si fa occasione per soddisfare le curiosità dell’unico commensale (e forse unico amico) riguardanti la sua misteriosa ma irresistibile ascesa verso un’enorme ricchezza. Figlio del popolo, il banchiere sostiene che quel suo impero economico trae origine da una volontà di lotta sociale evoluta, che va condotta in solitudine, ma non per questo meno radicale dell’ideologia di quelli che si professano anarchici duri e puri. Sostiene il banchiere che l’atto dell’isolarsi è l’unico modo per condurre una vera vita rivoluzionaria, per una militanza politica superiore a quella dei suoi vecchi compagni di ribellione che lui oggi apostrofa come “le puttane della dottrina libertaria”. L’uomo stordisce l’ospite con una colta esposizione sofistica intrisa di idee incendiarie contro le ingiustizie della borghesia e di denunce feroci nei confronti della strapotenza del veleno mortale che mina dall’interno la nostra libertà: il denaro. Denaro che il banchiere ha incamerato senza scrupoli e senza regole. Per essere libero, sostiene. Senza vergogna.
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