PODCAST | Samantha Sartori intervista Marco Proserpio, regista del film The Man Who Stole Banksy.
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Il Tribeca Film Festival è stato definito da Steven Zeitchik del Washington post “il più attivista tra tutti i festival”. In questa edizione tra i film selezionati troviamo The Men who stole Banksy di Marco Proserpio, che abbiamo incontrato al Roxi Hotel a Tribeca. Marco ci ha raccontato com’è nato il suo primo film, un film che parla di strade, arte, asini e capitalismo magicamente narrato da Iggy Pop. Il film, alla sua anteprima mondiale, ha raccolto una grande interesse da parte del pubblico newyorkese, sold-out tutte le quattro proiezioni del film.
The Man Who Stole Banksy: Nel 2007 Banksy ed altri 14 street-artists entrarono in Palestina per dipingere sulla West Bank Barrier. Molti palestinesi si sentirono offesi da una delle opere di Banksy che ritrae un soldato Israeliano mentre controlla i documenti di un asino. Un tassista locale, Walid the Beast, decise di tagliare il muro della casa e di venderlo su ebay. Il film ci racconta la storia di scontri di culture, arte, identità, ladri e mercato nero. Non è una storia, ma un insieme di molte storie. Come l’arte di Banksy non avrebbe lo stesso significato senza il suo contesto, così l’opera senza il contesto non avrebbe un significato, senza la comprensione degli elementi che hanno portato l’opera di Banksy da Betlemme ad una casa d’aste in Danimarca, con tutto il muro sul quale era stata dipinta. Il film segue il muro nel suo viaggio fino a Los Angeles e racconta tutte le implicazioni legali, politiche, sociali, etiche attraverso interviste a collezionisti d’arte, restauratori e curatori, avvocati e street-artists, e soprattutto agli abitanti di Betlemme. Un viaggio nel quale la voce narrante inconfondibile di Iggy Pop ci accompagna.
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