PODCAST | Chiara Nicoletti intervista Fabio e Damiano D’Innocenzo, registi del film Favolacce, in digitale dall’11 maggio.
Favolacce, opera seconda dei gemelli D’Innocenzo che aveva stregato nuovamente la Berlinale guadagnandosi l’Orso d’Argento per la sceneggiatura nell’edizione del 70esimo, arriva finalmente in digitale dall’11 maggio. Dopo l’incontro a Berlino, Fabio e Damiano D’Innocenzo, ospiti a The Soup of the Day, raccontano la decisione di presentare prima La Terra dell’Abbastanza al pubblico internazionale per poi addentrarsi nel territorio favolistico della loro opera seconda che di fatto è stata la prima ad essere stata concepita dai due. Perché la scelta della favola nera per una storia che, rappresentando nuovamente il rapporto conflittuale genitori-figli, ha anche un tocco autobiografico? Fabio e Damiano D’Innocenzo descrivono le possibilità che questo modello narrativo poteva offrire loro e ci accompagnano attraverso la catarsi del film.
Favolacce: C’era una volta una favola nera, ambientata nella provincia romana, tra la malinconica litoranea brutalmente costruita ed una campagna che è stata palude. Una piccola comunità di famiglie, i loro figli adolescenti, la scuola. Un mondo apparentemente normale dove silente cova il sadismo sottile dei padri, impercettibile ma inesorabile, la passività delle madri, l’indifferenza colpevole degli adulti. Ma soprattutto è la disperazione dei figli, diligenti e crudeli, incapaci di farsi ascoltare, che esplode in una rabbia sopita e scorre veloce verso la sconfitta di tutti.
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