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Giornate degli Autori - Venezia

“6:06”, intervista alla regista Tekla Taidelli e all’attrice George Li

todaySeptember 8, 2025

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"6:06" di Tekla Taidelli: un viaggio di rinascita tra cinema underground e impegno sociale

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    "6:06", intervista alla regista Tekla Taidelli e all'attrice George Li Bianca Ferrari

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Presentato alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori, “6:06” di Tekla Taidelli è un racconto di riscoperta interiore e di impegno sociale. La regista, con un background di oltre vent’anni dedicati al cinema sociale e invisibile, realizza un’opera autobiografica che mette al centro la rinascita personale attraverso la forma del road movie. Ne abbiamo parlato con la regista e con la protagonista George Li.

Un film di rinascita e consapevolezza

“6:06” non è semplicemente un viaggio di redenzione, ma un percorso di consapevolezza dei propri confini e possibilità. Il film narra della relazione tra Leo e Jo-Jo, interpretato da George Li, che affrontano un viaggio di scoperta di sé, lontano dagli stereotipi del genere, in un viaggio che riflette esperienze di vita della regista stessa. Taidelli rivela che le due protagoniste rappresentano parti profonde di sé: “Ho scritto il film con una forte connessione autobiografica, incarnando la mia parte dannata e quella più salvifica“. La scena del viaggio diventa così una metafora di un percorso di crescita, di accettazione e di rinascita.

La scelta dei protagonisti e l’approccio autentico

L’aspetto innovativo di “6:06” risiede nell’approccio con cui Taidelli ha scelto di mettere in scena le parti più intime. La protagonista Jo-Jo, francese, ha interpretato con grande responsabilità il ruolo, calandosi nella parte attraverso una meticolosa immedesimazione. La regista sottolinea come questa volta abbia lavorato con un’attrice non di strada, a differenza di solito, e abbia cucito addosso a lei un ruolo che rappresenta la sua vita. La scena del suicidio, un momento forte e doloroso ispirato dalla propria storia personale, è stata girata con grande intensità emotiva, culminando in un abbraccio tra regista, attrice e attore, simbolo del processo condiviso di esplorazione e guarigione.

Estetica e linguaggi visivi

Dal punto di vista estetico, “6:06” si distingue per il suo uso potente del bianco e nero e dell’onirismo, elementi che la regista definisce come un omaggio a un mondo “punk” e underground. La scelta di un’immagine cruda, ispirata anche dal mondo della droga e dell’allucinato, rispecchia il vissuto personale e generazionale di Taidelli, influenzata da autori come Philip Dick e dall’estetica di Pasolini. La regista spiega che il messaggio può essere trasmesso anche senza parole o suoni, grazie alla forza delle immagini, che rendono comprensibile ogni emozione.

Cinema di impegno sociale e indipendente

Taidelli è fermamente convinta del ruolo sociale del cinema, considera il suo lavoro come uno strumento per parlare alle masse e trasmettere messaggi di speranza e rinascita. Fondatrice di una scuola di cinema nel 2013, ha sempre sostenuto l’idea che il cinema indipendente debba raccontare storie autentiche, lontano dai canoni commerciali e dai finanziamenti esterni. “Il nostro cinema è un atto di resistenza, un modo per parlare delle realtà invisibili e portare avanti un messaggio di seconda chance“, afferma.

Un messaggio di speranza per le nuove generazioni

Il film, oltre a riflettere la rinascita personale di Taidelli, si pone anche come manifesto di resistenza e lotta contro l’indifferenza sociale. Rivolge un invito alle giovani generazioni a cercare la propria strada, credendo nella possibilità di rinascere anche da lutti e difficoltà. La regista sottolinea come oggi la selettività e la ribellione si siano trasformate: “In passato era ribelle non conformarsi, ora è essere lucidi, vivere senza droghe e con dignità“.

Prossimi progetti e impegno personale

Dopo “6:06”, Taidelli si dedicherà a progetti che continuano a unire impegno sociale e cinematografico. Tra i suoi prossimi lavori figura “La mia vita nelle tue mani”, risultato di un incontro significativo con Rossano Cochis, ex rapinatore di banche, che rappresenta per lei un esempio di lealtà e rinascita. La regista conclude con un messaggio forte: il suo cinema continuerà a essere uno strumento di denuncia e speranza, rivolto alle nuove generazioni.

Written by: Bianca Ferrari

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