PODCAST | Chiara Nicoletti intervista Donato Carrisi, regista del film Io sono l’abisso.
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“Il male è un cerchio” recita una battuta nel terzo film di Donato Carrisi, Io sono l’abisso, in uscita nelle sale italiane dal 27 ottobre. Il regista e autore del libro omonimo, descrive il lavoro fatto per rendere il film sia thriller che dramma, poiché racconta il male in tutta la sua essenza, come sia difficile uscirne se lo si è subito e quali siano le chiavi per spezzarne il circolo vizioso.
Io sono l’abisso: Il suo lavoro è occuparsi della spazzatura. La gente non pensa mai a ciò che getta via. Invece lui sa che proprio tra i rifiuti si nascondono i segreti delle persone. Ed è così che sceglie le sue vittime. «Le persone dicono bugie, ingannano. La spazzatura no, la spazzatura non mente.» Ma, nella sua esistenza ordinata e solitaria, un giorno irrompe una ragazzina. Si è gettata nel lago come un rifiuto e lui l’ha salvata. Ma lui non salva le persone. Per questo all’inizio scappa via. Però poi torna indietro e la osserva di nascosto. E capisce ciò che nessuno sa capire. Che la ragazzina ha un segreto e ha urgente bisogno di aiuto. Ma aiutarla metterà a rischio la sua invisibilità. Infatti, mentre tutto questo accade, la più improbabile delle cacciatrici intuisce che là fuori c’è qualcuno che uccide le donne sole dai capelli biondi. Sa che nessuno le crederà perché, per la gente del lago, lei è solo matta. Ma non può tirarsi indietro e ha poco tempo. E, se riuscirà a fermare il mostro, potrà liberarsi dalla maledizione del passato. Ci sono tre storie che scorrono nel buio. Tre anime che stanno per incontrarsi. Dentro l’abisso.
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