“Back Home”, intervista al regista Tsai Ming-liang
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” Sono molto emozionato di essere qui a Venezia e di poter finalmente mostrare Grand Ciel al pubblico e agli attori. Non vedo l’ora di vedere le loro reazioni,” confida Akihiro Hata, regista del film “Grand Ciel”, durante un’intervista con Fred Film Radio all’82ª Mostra del Cinema di Venezia. Il film, presentato nella sezione Orizzonti, si immerge nelle pieghe oscure del mondo del lavoro, evidenziando la disumanizzazione spesso legata a questa realtà.
Ma come nasce un film così intenso? Hata ci svela la genesi di “Grand Ciel”: “Avevo già realizzato cortometraggi sul tema del lavoro, perché mi interessa raccontare come la precarietà e la pressione sul posto di lavoro possano contaminare le nostre relazioni.” Poi, un evento tragico ha acceso la scintilla: “Ho letto di un operaio morto in un cantiere e nessuno se n’era accorto per giorni. Purtroppo, nella realtà, queste cose accadono. Da qui è nata l’idea di ambientare Grand Ciel in un cantiere edile.” Un fatto di cronaca si trasforma così in arte, diventando una denuncia silenziosa ma potente.
Il personaggio di Vincent, magistralmente interpretato da Damien Bonnard, è il cuore pulsante del film. Hata lo descrive così: “Ho voluto creare un personaggio con ambiguità morali. Non sappiamo mai davvero cosa pensa Vincent. È, in un certo senso, un personaggio mitico.” E sul suo lavoro con Bonnard aggiunge: “Abbiamo discusso molto, cercando di plasmare questa ambiguità in evoluzione continua. Damien si è preparato in modo incredibile, immergendosi completamente nel ruolo.” L’ambiguità di Vincent riflette, in fondo, le fragilità umane universali.
Il finale di “Grand Ciel” lascia lo spettatore spiazzato, aprendo a molteplici interpretazioni. Per Hata, rappresenta una metafora: “La scomparsa dei lavoratori è una metafora dell’alienazione e di come rendiamo invisibili chi vive in condizioni di precariato. Ognuno può proiettare le proprie esperienze, ma per me è uno sguardo sul mondo che viviamo.” Un finale che non dà risposte facili, ma invita a una riflessione profonda.
Nonostante le tematiche dure, Hata non si lascia prendere dal pessimismo: “Non sono assolutamente pessimista. Ho voluto fare questo film proprio perché possiamo interrogarci e cercare di migliorare il futuro.” “Grand Ciel” non è solo una denuncia, ma anche un appello alla speranza, un invito a non rassegnarsi.
Vincent lavora di notte nel cantiere di un quartiere futuristico. Quando un operaio scompare, Vincent e i suoi colleghi iniziano a sospettare che i loro superiori stiano insabbiando un incidente. Ma presto scompare un altro operaio.
Written by: Laura Della Corte
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