Alla 23ª edizione di Alice nella Città, il regista Giorgio Diritti ha presentato “L’ascolto” come Proiezione Speciale nella sezione Onde Corte. Dopo i cortometraggi “Zombie” e “In famiglia”, Diritti continua il suo percorso di esplorazione del mondo giovanile con un’opera intima e riflessiva.
“L’esperienza dei due corti precedenti mi aveva già portato naturalmente a parlare dei bambini e degli adolescenti, perché è un tema di grande attualità”.
In “L’ascolto”, il regista entra letteralmente in una stanza di terapia: un luogo silenzioso, ma carico di parole non dette. Il corto affronta il bisogno profondo di ascolto autentico, contrapponendolo al frastuono del nostro presente.
L’ascolto come atto rivoluzionario
Il titolo del film è già una dichiarazione d’intenti:“nel mondo attuale c’è molto rumore, molte parole, molti suoni. Spesso c’è sentire ma non ascoltare” spiega Giorgio Diritti, sottolineando la differenza tra il semplice percepire e il vero ascoltare.
“Nel sentire c’è fruire di informazioni, ma senza pathos. L’ascolto, invece, è il momento in cui ci si cala nell’altro. Ogni persona che incontri può essere una miniera preziosa di emozioni, affettività, conoscenza.”
Questa riflessione trova eco nel personaggio di Emma, la terapeuta interpretata da Orietta Notari, la cui dolcezza e stanchezza incarnano la fatica di chi ogni giorno si prende cura degli altri.
“L’ho messa in contatto con veri analisti, tra cui Lella Ravasi, una terapeuta junghiana che lavora da anni con adolescenti. Da lì Orietta ha trovato l’equilibrio giusto: entrare in empatia, in ascolto profondo con chi ha di fronte.”
Il lavoro con i bambini e la verità del set
Per “L’ascolto”, Diritti ha scelto giovani selezionati tramite un lungo processo di casting in Emilia-Romagna.
“Ho incontrato i ragazzi più volte, cercando di capirli, di ascoltarli. Volevo sapere chi erano, cosa amavano, cosa li emozionava.”
Alcuni erano musicisti, altri timidi o già esperti performer. Il risultato è un film in cui la spontaneità e l’autenticità dei ragazzi diventano parte integrante della narrazione, in perfetta sintonia con la poetica di Diritti: un cinema fatto di ascolto, osservazione e umanità.
La bottega del cinema e il valore educativo
“L’ascolto” nasce all’interno dei laboratori di Fare Cinema / Bottega XNL, a Bobbio, dove Diritti prosegue l’eredità di Marco Bellocchio.
“Ho avuto il piacere di condividere, ormai parecchi anni fa, l’esperienza di Ipotesi Cinema con Ermanno Olmi. Da allora credo che il cinema si impari solo facendolo, nella relazione viva tra maestro e allievo.” Un tema che ritorna più volte nell’intervista: “Mi sento sia allievo che insegnante. La bellezza è quando non c’è distinzione: ogni incontro è uno scambio.”
Il cinema come materia di vita
Sarà anche per questo che, oltre che regista, Giorgio Diritti è un convinto sostenitore del cinema come strumento educativo.
“Il cinema dovrebbe diventare materia di insegnamento nelle scuole. È un modo per conoscere il mondo e se stessi, per capire la storia e la società attraverso le immagini.” In un’epoca in cui le nuove generazioni sono immerse nei social, Diritti lancia un appello: “Bisognerebbe non solo imparare ad ascoltare, ma anche a guardare. E scegliere cosa guardare.”
Plot
Emma lavora come psicoterapeuta dell’infanzia e dell’età evolutiva. È una signora di sessant’anni con un sorriso leggero e lo sguardo dolce. Accoglie nel suo studio ogni giorno bambini e adolescenti. Dal dialogo con loro, dai silenzi, dalla “terapia” con le sabbie, emergono le loro emozioni, le solitudini, la loro rappresentazione dei sogni e della realtà. Tra le parole traspare lo smarrimento, il desiderio di appartenenza a una società in cui si sentono spesso soli e inadeguati, anche a causa di genitori poco affettivi.