“Il Principe della Follia”, intervista al regista Dario D’Ambrosi
Il regista di "Il Principe della Follia" Dario D'Ambrosi, fondatore del Teatro Patologico, racconta l'esperienza personale che ha dato vita al film
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“Conversation with” at the 20th Marrakech IFF, interview with actor Willem Dafoe Bénédicte Prot
Presentato alla 20° edizione della Festa del Cinema di Roma, “Deux Pianos” di Arnaud Desplechin è un film sul rapporto tra arte e vita, che parte dall’innesco dei due pianoforti per allargarsi a una costellazione di “doppi” nei rapporti affettivi e familiari. Nel cast: François Civil, Nadia Tereszkiewicz, Charlotte Rampling.
«All’inizio i due pianoforti sono l’intrigo: Mathias torna dal Giappone per suonare concerti a due pianoforti con Charlotte Rampling», spiega Desplechin. Da quell’innesco si apre un campo di forze: «Tutti i personaggi si ritrovano a scegliere: Nadia ha due uomini nella sua vita; un bambino si ritrova con due padri; Mathias ha due madri — la mentore e la madre biologica». E il conflitto non è aggirabile: «Nadia sa che Mathias un giorno partirà, perché la musica lo chiamerà sempre».
Il personaggio della mentore, Elena, interpretato da Charlotte Rampling, nasce — spiega Desplechin — da un lavoro di estrema fiducia dell’attrice verso il regista. «La vulnerabilità lei l’ha incarnata con una tale magia… Rampling è una grandissima donna di cinema. A volte sembrava mettersi in scena da sola. C’è una scena in cui Elena dice: “Ho paura”. Charlotte, a proposito di questo passaggio, mi ha scritto una breve lettera chiedendomi: “Come faccio a dirla? Io sono Elena, ma non ho mai avuto paura nella mia vita. Il terrore lo conosco; la paura no”». Un gesto e un’ammissione che hanno colpito profondamente Desplechin.
Richiamato il confronto con La pianista di Michael Haneke e TÁR di Todd Field, Desplechin chiarisce la diversità di Deux Pianos a livello stilistico e d’intenzioni. «Non è particolarmente ispirato a film musicali. Ho un’ammirazione totale per TÁR, ma io ho girato con camera mobile, a spalla, un’energia diversa». Cambia anche il finale emotivo: «TÁR è cupo e porta alla perdizione. Io volevo che Mathias non scomparisse, ma andasse verso la luce, fuggendo in Italia: una sorta di benedizione».
A proposito dei personaggi del suo cinema — spesso tormentati dalle scelte sbagliate — e della volontà di tornare su questo tema, Desplechin spiega: «Non credo ci siano molte soluzioni agli errori del passato: sono più pessimista. Ho fatto molte sciocchezze e spero di continuare a farne».
Il virtuoso del pianoforte Mathias Vogler torna in Francia dopo un lungo esilio. Lì rincontra la mentore della sua giovinezza, Elena, che vorrebbe realizzare insieme una serie di concerti al pianoforte all'Auditorium di Lione. L’incontro casuale in un parco con un bambino che gli assomiglia come fossero due gocce d'acqua, il suo doppio, fa piombare però Mathias in una profonda crisi che minaccia di farlo affondare e che lo porta a ritrovare Claude, il suo amore di gioventù.
Written by: Bianca Ferrari
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