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Festa del Cinema di Roma

“I Fratelli Segreto”, intervista con i registi Federico Ferrone e Michele Manzolini

todayOctober 23, 2025

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“I Fratelli Segreto”: tra fiaba, storia e nascita del cinema

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    "I Fratelli Segreto", intervista con i registi Federico Ferrone e Michele Manzolini Federica Scarpa

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Alla 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma, Federico Ferrone e Michele Manzolini raccontano la genesi del loro nuovo film, “I Fratelli Segreto”, un’opera sospesa tra documentario, finzione e fiaba storica.
«In realtà è uno stimolo che viene dalla Cineteca di Rio de Janeiro», spiega Ferrone, «una città dove Michele ha vissuto qualche anno e conosceva questa storia da specialista».
L’idea nasce dal fascino per «questi fratelli cineasti italiani che avevano fatto i primi film nella storia del Brasile», di cui «si sapeva pochissimo».
Il progetto è quindi diventato un’indagine tra ricerca storica, giornalismo e memoria, in cui i registi hanno scelto di «ripercorrere la storia di questi fratelli poveri», legandola ai temi dell’emigrazione, della modernità e della nascita del cinema.

Un lavoro da archeologi del cinema

Il lavoro dietro “I Fratelli Segreto” è stato, come raccontano i due registi, «veramente un salto archeologico indietro nel tempo».
I materiali originali erano scarsi: «i film del muto sono persi; in generale, il 90% dei film del muto non esistono più e in America Latina ancora di più per questioni climatiche».
Esiste solo una copia di un film del 1910. Da lì, Ferrone e Manzolini hanno «ricucito frammenti presi da giornali, casellari giudiziari, racconti orali» per costruire una storia fatta di ipotesi e ricostruzioni.
«È un film che mette in campo anche quelle ipotesi di quello che è stato e di quella che è la costruzione di quel mondo», sottolineano, facendo della ricerca visiva e storica una componente poetica e narrativa.

Tra fiaba e realtà

Fin dall’inizio, il film si è modellato come una fiaba moderna:
«Ci sembrava che la fiaba fosse il racconto più semplice per poter tenere assieme tutti questi pezzi», affermano Manzolini e Ferrone.
La struttura narrativa permette di «fare delle ipotesi, dei salti temporali molto grossi», perché «la loro storia ha elementi riconoscibili dalle fiabe dell’infanzia».
Nel racconto, «l’elemento magico del cinema diventa ricchezza» ma, come nelle fiabe, «questa ricchezza li divide e ne distrugge in qualche modo il rapporto».
La fiaba, dunque, non è solo un espediente narrativo ma anche una metafora del potere del cinema, della sua capacità di creare e distruggere, di unire e separare.

Il narratore e la voce del tempo

Un ruolo centrale in “I Fratelli Segreto” è quello della voce narrante, affidata a Nello Mascia.
«Ci serviva una voce di un uomo, di un signore che potesse essere appunto il saggio del paese, un nonno, un bisnonno oppure un nipote», spiegano.
I registi aggiungono: «Ci siamo immaginati quale potesse essere la loro vita da bambini nell’Accilento del 1870… e abbiamo ipotizzato che potessero avere ascoltato i cantastorie, visto i vetri colorati della lanterna magica».
Con Mascia, «abbiamo lavorato molto… cercando di non farlo troppo canonico», trovando «quel tono lì, quella bravura anche di passare da un linguaggio più teatrale a uno più cinematografico».
Una scelta che conferisce al film un tono sospeso, orale, evocativo, come un racconto intorno al fuoco che attraversa il tempo.

Documentario o racconto?

Alla domanda se si sentano più documentaristi o narratori, Ferrone e Manzolini rispondono: «È molto difficile. Qui c’è proprio un misto… È anche un modo di fare storia in maniera più libera».
Il loro cinema, dicono, parte «dal reale, da documenti reali, ma anche dando un po’ di spazio alla fantasia».
Il risultato è un’opera ibrida, che si muove tra verità storica e invenzione poetica, un “oggetto non facilmente collocabile”, come lo definiscono i registi stessi.

La magia e il rischio del cinema

Per Ferrone e Manzolini, i fratelli Segreto incarnano «una dimensione d’avventura, di rottura della frontiera» che oggi forse manca.
«Loro sono degli avventurieri, dei ragazzi irrequieti che vogliono cavalcare l’onda del presente», raccontano.
Eppure, come ricordano con ironia, «già nel 1912 Pasquale Segreto diceva: “il cinema è il passato”».
Oggi, concludono, «forse il film ragiona anche su quello, cioè com’è nato il cinema. E, di converso, uno si chiede: ma è ancora quella cosa lì oggi? Probabilmente no, però niente impedisce che possa tornare a diventarlo».


Plot

Tre fratelli partiti dal nulla, un nome che sembra un presagio: Segreto. Dalla povertà dell’Italia di fine ’800 alle notti febbrili di Rio de
Janeiro, la storia dei fratelli Pasquale, Gaetano e Alfonso Segreto: emigranti, piccoli criminali, re della notte carioca e primi cineasti della storia del Brasile. Un film sulla nascita del cinema che assomiglia a una fiaba. O forse a una bugia ben raccontata.

Written by: Federica Scarpa

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