La regista Giovanna Gagliardo racconta “Il mestiere di vivere”, titolo presentato in Concorso nella sezione Documentari del Torino Film Festival.
Al 42° Torino Film Festival FRED Film Radio ha incontrato Giovanna Gagliardo, regista del “Il mestiere di vivere”. Il documentario presentato in Concorso dedicato alla figura di Cesare Pavese partendo dalla notte tra il 26 e 27 agosto 1950. Il suo ultimo, frenetico giorno di vita.
Un ritratto lontano dei cliché
“Il mestiere di vivere” inizia dalla fine. Quattro minuti in cui Giovanna Gagliardo racconta il suicidio di Cesare Pavese per poi riavvolgere il nastro della sua vita. “Volevo togliermi il problema e anche un cliché per raccontare, invece, la straordinaria vita di uno scrittore, di un artista, di un intellettuale che ha segnato il Novecento. In genere ci si ricorda di Pavese perché si è suicidato per amor. È una fetta della verità, però mi premeva raccontare tutto il resto. Mi premeva raccontare cosa era stato in grado di fare, quanti mestieri si è inventato e quanti regali ci ha fatto”.
Cesare Pavese e il rapporto con il cinema
Ne “Il mestiere di vivere” Giovanna Gagliardo accenna anche all’attenzione al femminile di Cesare Pavese e al suo rapporto con il cinema. Un rapporto che sarebbe proseguito se quella notte di agosto del 1950 le cosa fossero andate diversamente? “Penso che Pavese sarebbe stato un grande cineasta. Se si leggono o suoi romanzi, ma ancora di più alcune delle sue poesie, si vedono le strade, si sentono le pause e i rumori. Si sente persino il freddo. Amava moltissimo il cinema. Nel dopoguerra, dopo il fascismo, quando finalmente in Italia sono arrivati i film americani la maggior parte venivano da libri tradotti da Pavese anni prima. Penso che se non fosse successo quello che è successo ne1950, Pavese sarebbe diventato uno scrittore anche di cinema”.
Plot
Il documentario prende avvio dalla fine: vale a dire dal fine settimana del 26 e 27 agosto 1950. È l’ultimo, frenetico giorno di vita di Pavese. Si aggira per la città deserta, cerca amici che non trova, scrive, telefona. La domenica sera mette fine alla sua vita. Questo epilogo è la premessa per raccontare un’altra storia. La storia di un uomo, di uno scrittore, di un intellettuale che nella sua breve vita è riuscito a creare un nuovo mondo letterario e culturale che ha segnato la seconda metà del Novecento italiano.
Il direttore artistico del 42° Torino Film festival, Giulio Base, introduce il programma della rassegna in cui la sala cinematografica è il filo rosso portante.
Il direttore artistico del 42° Torino Film festival, Giulio Base, introduce il programma della rassegna in cui la sala cinematografica è il filo rosso portante.