All’82ª Mostra del Cinema di Venezia, FRED Film Radio ha intervistato la regista Anna Negri per parlare di “Toni, mio padre”, documentario presentato alle Giornate degli Autori 2025 nella sezione Notti Veneziane
Il dispositivo drammaturgico
In “Toni, mio padre”, Anna Negri mostra senza filtri i momenti di sconforto e crisi avuti durante la realizzazione del film senza paura di mostrarli al pubblico.“Il film è iniziato con l’idea di fare un biopic. Mentre giravo pensavo: ‘Questa cosa poi la taglio al montaggio’”, ricorda la regista. “Invece più andavo avanti, grazie anche al supporto della mia montatrice Ilaria Fraioli, più capivo che quelle discussioni e sbotti erano carichi da un punto di vista drammaturgico e che probabilmente potevano essere il dispositivo con cui raccontare questa storia”.
Un lavoro catartico e universale
In alcune sequenze di “Toni, mio padre”, la regista ha degli aspri scontri con il genitore nei quali sembra tornare adolescente e vivere un momento che le era stato negato quando, quattordicenne, lo vide arrestato con un’accusa infamante. “È stato un lavoro molto catartico che mi ha dato l’occasione di vivere forse un’adolescenza tardiva, perché quando lo sono stata non potevo ribellarmi con un padre che era in carcere”, confida Anna Negri. “Allo stesso tempo, penso che in tantissime dinamiche familiari – ed è anche per questo che il film ha un valore universale – siamo sempre degli adolescenti o dei bambini davanti ai nostri genitori. Non importa quanti anni abbiamo”.
Il ritratto di un intellettuale militante del Novecento
Uno degli aspetti che traspare dalla visione di “Toni, mio padre” è la lucidità di pensiero politico di Toni Negri rimasta intatta. Oggi figure come la sua mancano? “Penso sia la società italiana a doverlo dire, non io”, riflette la regista. “Ma chiaro che è anche esemplificativo di quello che era un intellettuale militante del Novecento. Volevo raccontare questo, cosa voleva dire esserlo e quanto avesse anche una ricaduta sul piano personale. Erano degli uomini fatti in un certo modo. Non c’è stata una volontà né politica né culturale di integrare quegli anni nelle nostre vite e questo, secondo me, ha portato anche a un distaccamento delle persone dalla sfera politica”.
Plot
Quando Anna aveva quattordici anni, suo padre è stato arrestato e accusato di essere il capo occulto del terrorismo italiano, accuse da cui anni dopo è stato prosciolto. Dopo quattro anni di prigione e quindici di esilio, Toni Negri è diventato un pensatore di fama mondiale, e il suo arresto solo un capitolo di una vita fuori dal comune. Ma per Anna, questa storia ha lasciato un’impronta indelebile. Il film diventa così il racconto delle ferite di due generazioni, insieme intime e collettive. Anna e Toni si ritrovano a Venezia, entrambi di fronte alla macchina da presa, filmati da un amico. Toni sa che vede questa città per l’ultima volta, morirà sei mesi dopo, e Anna, che non ha mai vissuto con lui da quando è stato arrestato, lo accompagna cercando di recuperare il tempo perduto. È in questa nuova dimensione di viaggio e di reciproca scoperta, che ridotti a pochi gesti e a parole essenziali vediamo sciogliersi gli ultimi nodi, i dubbi, i significati di due vite tanto complesse.