Presentato come proiezione speciale durante la 20° edizione della Festa del Cinema di Roma, il documentario “Willie Peyote – Elegia Sabauda” di Enrico Bisi nasce dall’esigenza personale di raccontare Guglielmo Bruno, alias Willie Peyote, offrendo uno sguardo autentico sull’artista torinese e sulla sua testimonianza di appartenenza.
“Il concetto hip-hop del ‘represent’ secondo me lui lo incarna perfettamente“, ha detto Bisi. “Non esistono rapper o cantanti del suo tipo che a un certo punto non si siano trasferiti a Milano e questo in qualche modo secondo me ti omologa un po’. Invece rappresentare qualcosa, essere radicati in un territorio, vuol dire fare in modo che altre cose crescano e accadono. E in effetti qualcosa intorno a Guglielmo accade”.
Rappresentare e appartenere, da Torino in giù
Enrico Bisi, appassionato già dai primi lavori di Willie Peyote (e con cui aveva già lavorato prima del film) ha sottolineato come la volontà di creare un ritratto sincero abbia guidato la sua scelta stilistica e narrativa. Il film affronta anche il tema della crescita personale e della percezione pubblica, evidenziando come l’artista sia diventato un simbolo di Torino e delle sue radici, pur adattandosi alle trasformazioni del mainstream. La relazione tra territorio e identità emerge come elemento centrale, con Torino descritta come un luogo di resistenza e autenticità. Willie Peyote ha affermato a riguardo: “Diciamo che era il mio obiettivo quello di arrivare a rappresentare la città e alcuni aspetti legati alla mia vita. Mi sarebbe piaciuto fare da specchio a questa cosa, e quindi essere magari semplicemente simbolo di qualcosa”.
“Credo che siano due concetti molto vicini l’appartenenza e la rappresentazione. Un forte livello di appartenenza ti porta ad essere completamente aderente a ciò a cui ti senti di appartenere, e di conseguenza rappresentarlo anche”. E aggiunge: “Non ti nascondo che la mia era una scelta, volevo essere quella cosa lì. Non volevo essere la popstar ma che qualcuno sentendo il mio nome sapesse da dove vengo. Quella è una cosa che mi piace”
Riguardo al non volersi trasferire ‘dove le cose accadono’, Willie Peyote all’opposto pensa che “spesso passi per snob a non volerlo fare“. Subito dopo ha però aggiunto: “A Roma però ci verrei a vivere subito, una casa a Testaccio la prenderei immediatamente. Sono proprio innamorato di Roma e dell’approccio alla musica e all’arte in generale. Milano invece è performativa, e io soffro un po’ la prestazione. Non ce l’ho coi milanesi, ma non mi piace come ti mette nella condizione di dover sempre dimostrare qualcosa”.
Plot
Più di dieci anni di musica, parole e battaglie raccontati senza maschere. Il film segue Guglielmo Bruno, aka Willie Peyote, dal momento difficile del 2023, all’approdo al Festival di Sanremo 2025. Attraverso immagini intime e materiali inediti, si intrecciano le sue passioni più autentiche, per restituire un ritratto umano e privo di convenzioni.