Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025: Annunciati i 15 documentari in gara
L'Accademia del Cinema Italiano ha annunciato i 15 documentari in gara per il Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025.
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La serata di premiazione della 70ª edizione dei David di Donatello, tenutasi presso l’iconico Teatro 5 di Cinecittà, ha segnato un passaggio storico per il cinema italiano. A condurre l’evento sono stati Elena Sofia Ricci e Mika, che hanno guidato una cerimonia ricca di emozione e significato. Tra i 26 premi assegnati, il film Vermiglio di Maura Delpero ha saputo imporsi come protagonista assoluto, ottenendo sette David, tra cui quelli per Miglior film, Miglior regia e Miglior sceneggiatura originale.
La regista ha commentato: «Vermiglio è un film silenziosamente e convintamente antimilitarista. Racconta di quando la guerra ce l’avevamo noi in casa».
La 70ª edizione ha evidenziato un cambiamento epocale, portando alla ribalta il talento femminile dietro la macchina da presa. Tre registe – Maura Delpero, Margherita Vicario e Valeria Golino – hanno dominato le categorie principali e ottenuto riconoscimenti che, fino ad oggi, avevano premiato prevalentemente uomini.
Maura Delpero, regista di Vermiglio, è entrata nella storia diventando la prima donna a vincere il David alla Miglior regia. Un traguardo che arriva dopo anni di sottorappresentazione femminile nelle categorie principali. Durante il suo discorso, Delpero ha sottolineato con orgoglio il suo percorso da documentarista: «Il cinema documentario è stato il mio passaggio obbligato, senza di esso non sarei qui. È un cinema interstiziale, che apre porte. Dobbiamo molto al cinema documentaristico, perché ha aperto alle donne”».
Margherita Vicario, al suo debutto dietro la macchina da presa con Gloria!, ha vinto il David per il Miglior esordio alla regia, oltre ai premi per Miglior compositore e Miglior canzone originale. Con un abito rosso fuoco e un sorriso incontenibile, è salita sul palco per un ringraziamento sincero sottolineando la presenza finalmente di tante candidate femminili: «Non fatene una questione ideologica, ma statistica. Così stiamo tutti più sereni». Poi ha lanciato un appello accorato alla politica: «Siamo in un momento storico difficile, pieno di orrori. È ora di investire più in arte, musica e scuola… e un po’ meno nelle armi».
Valeria Golino, con la sua serie L’arte della gioia, adattamento del romanzo di Goliarda Sapienza, ha dimostrato come la regia femminile possa trasformare la complessità narrativa in cinema potente. La serie ha conquistato tre David, e Golino ha condiviso il premio per la Miglior sceneggiatura non originale con i suoi coautori, dopo un lavoro durato quasi tre anni.
Valeria Bruni Tedeschi, vincitrice come Miglior attrice non protagonista, proprio per L’arte della gioia, ha esclamato: «Penso che questo premio mi sia stato dato perché ho avuto il coraggio di interpretare un personaggio più vecchio di me», prima di ringraziare Golino, definendola: «Non so se sia un’amica, una sorella o il mio doppio migliore. So solo che voglio passare ancora molto tempo della mia vita con lei».
Tecla Insolia, giovane rivelazione per L’arte della gioia, ha dichiarato in lacrime: «Sono diventata qualcosa che non sarei potuta diventare senza di te, Valeria. Sei la regista dei sogni di ogni attrice e di ogni attore. Dedico questo premio ai corpi liberi e non cancellati nelle loro identità”.».
Elio Germano, Miglior attore protagonista per Berlinguer – La grande ambizione, ha dedicato il premio a chi lotta per la dignità: “Questo film racconta di uomini e donne che hanno ottenuto tante vittorie democratiche lottando. Dedico questo premio a tutti coloro che, ancora oggi, lottano per il raggiungimento della parità di dignità: un diritto sancito dalla Costituzione, per cui un povero deve avere gli stessi diritti di un ricco, un nero gli stessi di un bianco, un immigrato gli stessi di un italiano e, lasciatemelo dire, un palestinese la stessa dignità di un israeliano”.
Francesco Di Leva, premiato come Miglior attore non protagonista per Familia, ha raccontato un aneddoto familiare: «Sapevo di vincere: se l’è sognato mia figlia Morena!».
L’apparizione di Timothée Chalamet sul palco della 70ª edizione dei David di Donatello ha segnato uno dei momenti più attesi e iconici della serata. L’attore franco-americano, tra i più amati e influenti della sua generazione, ha ricevuto il David Speciale, salutato da un’ovazione del pubblico presente al Teatro 5 di Cinecittà.
Accompagnato sul red carpet per la prima volta dalla compagna Kylie Jenner, Chalamet ha confermato il suo legame affettivo e artistico con l’Italia, dove ha girato Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, il film che nel 2017 lo ha consacrato a livello internazionale.
Sul palco ha dichiarato: «Questo premio è un riconoscimento che vale molto per me. L’Italia è un Paese ricco di storia e cultura. Ho preso ispirazione da De Sica, Fellini… Ho amato Ladri di biciclette. Sono stato a Bergamo, a Crema, e anche se non ho origini italiane, sento una connessione profonda con questo Paese».
L’attore ha poi aggiunto :«Luca Guadagnino è la persona più importante della mia carriera», ha aggiunto, con uno sguardo tra il nostalgico e il riconoscente. Un momento di incertezza si è creato quando Chalamet ha cercato il regista tra il pubblico, commentando: «Non lo vedo in platea…».
Tra i momenti più significativi della serata dei David di Donatello 2025, spicca l’intervento di Pupi Avati, premiato con il David alla carriera per una filmografia che ha attraversato generazioni, generi e stili. Ma l’emozione del riconoscimento ha lasciato subito spazio a parole schiette e scomode, cariche di passione e preoccupazione per il futuro del cinema italiano.
Dal palco del Teatro 5 di Cinecittà, Avati si è rivolto direttamente alla sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, presente in sala, criticando con lucidità l’iniziativa governativa Cinema Revolution: «Cinema Revolution è carino, ma serve qualcosa di più, cara Lucia Borgonzoni».
Il regista ha poi sottolineato il contrasto tra l’eleganza della cerimonia e le reali condizioni in cui versano molte realtà produttive italiane: «Il David è bello ma non assomiglia al cinema italiano. Qui c’è l’opulenza, il cinema italiano è fatto di piccole società indipendenti che stanno facendo una fatica pazzesca» e con tono provocatorio ma costruttivo, Avati ha lanciato una proposta che ha fatto riflettere molti presenti: «Secondo me la cosa più bella che si potrebbe fare è questa. Che la Schlein telefona alla Meloni: “Giorgia, sono Elly, non potremmo vederci mezz’ora con Giorgetti e parlare un attimo del cinema italiano?” Non sarebbe opportuno? Non sarebbe auspicabile?».
Miglior film
Vermiglio – Maura Delpero
Miglior regia
Maura Delpero – Vermiglio
Miglior attrice protagonista
Tecla Insolia – L’arte della gioia
Miglior attore protagonista
Elio Germano – Berlinguer – La grande ambizione
Miglior attrice non protagonista
Valeria Bruni Tedeschi – L’arte della gioia
Miglior attore non protagonista
Francesco Di Leva – Familia
Miglior sceneggiatura originale
Maura Delpero – Vermiglio
Miglior sceneggiatura non originale
Golino, Infascelli, Marciano, Santella, Sardo – L’arte della gioia
Miglior regista esordiente
Margherita Vicario – Gloria!
Miglior produttore
Produzione Vermiglio – Cinedora / Rai Cinema
Miglior fotografia
Michail Kričman – Vermiglio
Miglior compositore
Margherita Vicario e Davide Pavanello – Gloria!
Miglior canzone originale
“Aria!” – Gloria! (Vicario, Pavanello, Roberts, Bonomo, Fazio)
Miglior montaggio
Jacopo Quadri – Berlinguer – La grande ambizione
Miglior scenografia
Tonino Zera, Desmann, Schirripa – Le Déluge
Migliori costumi
Massimo Cantini Parrini – Le Déluge
Miglior trucco
Alessandra Vita, Valentina Visintin – Le Déluge
Miglior acconciatura
Aldo Signoretti, Domingo Santoro – Le Déluge
Miglior suono
Dana Farzanehpour, Guyader, de Boissieu – Vermiglio
Migliori effetti visivi
Víctor Pérez – Napoli – New York
Miglior casting
Mangano, Rodà – Vermiglio
Miglior documentario – Premio Cecilia Mangini
Lirica Ucraina – Francesca Mannocchi
Miglior cortometraggio
Domenica sera – Matteo Tortone
David Giovani
Napoli – New York – Gabriele Salvatores
Premio alla carriera
Pupi Avati
David Speciali
Ornella Muti Timothée Chalamet
Premio Cinecittà – David 70
Giuseppe Tornatore
Miglior film internazionale
Anora – Sean Baker
Written by: Federica Scarpa
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Film
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