Alla 23ª edizione di Alice nella Città, la regista Margherita Spampinato presenta il suo primo lungometraggio, “Gioia Mia”, accompagnata dagli interpreti Aurora Quattrocchi e Marco Fiore. Un racconto delicato e ironico che esplora lo scontro (e l’incontro) tra modernità e tradizione, tra la Sicilia delle superstizioni e un’infanzia immersa nella tecnologia.
Un film nato dai ricordi
Per Margherita Spampinato, “Gioia Mia” è una storia personale: “È il mio primo lungometraggio e racconta la storia di un bambino di dieci anni che viene mandato in Sicilia a casa di un’anziana zia signorina che vive in un palazzo pieno di superstizioni, spiriti e spiriti”, spiega la regista.
Il film nasce da esperienze autobiografiche: “Io ero quel bambino tanti anni fa. Quando ero piccola venivo mandata a passare le vacanze estive in Sicilia da varie zie zitelle, che credevano negli spiriti, nel diavolo, in un mondo magico”.
Attraverso il suo sguardo, Spampinato costruisce una storia che fonde realtà e immaginazione, ragione e fede, dove “queste due dimensioni le ho amate tanto e le ho volute raccontare nel film”.
Due generazioni a confronto
Nel cuore di “Gioia Mia” c’è lo scontro tra due universi: il bambino moderno, “super tecnologico”, e una zia che vive “in un mondo pieno di superstizioni”. La regista racconta come, nel tempo, tra i due “nasce un legame profondo di cui entrambi non sapevano di avere bisogno”.
Per Aurora Quattrocchi, che interpreta la zia, il rapporto con il giovane protagonista è stato subito autentico: “L’ho guardato, l’ho incontrato, l’ho guardato negli occhi e ho visto che era un ragazzo meraviglioso. Mi sono trovata bene”.
Dall’altra parte, Marco Fiore, che dà volto al piccolo Nico, confessa: “Ero un po’ ansioso all’inizio, perché Aurora è molto brava, pensavo di non essere all’altezza. Però poi mi ha fatto sentire a mio agio e quindi è andata bene”.
La magia del tempo sospeso
Uno degli aspetti più affascinanti del film è l’atmosfera sospesa, quasi fuori dal tempo. “Mi divertiva l’idea di mandare questo bambino moderno indietro nel tempo, in questo tempo sospeso dove ci si annoia banalmente”, spiega Margherita Spampinato.
Un elogio della lentezza e della noia come spazio di crescita e immaginazione: “La noia è il primo motore della creatività. Quando ti annoi, sei costretto a farti qualcosa e da lì nascono le più grandi idee”.
Aurora Quattrocchi aggiunge con ironia: “Io ricordo molto bene la noia dei bambini: è terrificante. Ma allo stesso tempo mi portava a inventarmi situazioni coinvolgenti e tutto quanto”.
Il film, dunque, diventa un viaggio nostalgico dentro un’infanzia fatta di silenzi, scricchiolii e chiamate dai balconi, lontana dalla velocità dei giorni nostri.
Tecnologia e emozioni
Pur raccontando uno scontro tra passato e presente, la regista non condanna la modernità: “Io non demonizzo affatto la tecnologia, anzi, se usata bene ha un grande potenziale. È sempre un problema di equilibrio”.
Nel film, il piccolo protagonista si rifugia nel suo smartphone “perché nasconde un grande dolore”, un bisogno di protezione che diventa il punto di contatto tra due mondi solo apparentemente opposti.
Perché vedere “Gioia Mia”
Alla domanda sul perché il pubblico dovrebbe andare al cinema, Marco Fiore risponde con semplicità: “Perché è un mix di emozione, è bello. C’è un bellissimo rapporto tra me e la zia che all’inizio è un po’ brutto, ma poi diventa bellissimo.”
Aurora Quattrocchi aggiunge con la sua consueta ironia: “Perché oltre ad essere stato accettato e premiato, dovrebbe pure incassare bei soldini, mi pare giusto!”
Infine, Margherita Spampinato conclude: “È un film che parla a tutti: chi vive oggi certe situazioni, chi se le ricorda. È un film che parla a tutti”.
Plot
Nico, un bambino vivace, scontroso e impertinente, cresciuto in una famiglia laica, in un mondo moderno, tecnologico e iperconnesso, è costretto a passare l’estate in Sicilia, ospite di un’ anziana zia, signorina religiosissima e scorbutica che vive sola, in un antico palazzo pieno di leggende e superstizioni, senza wi-fi né elettrodomestici, senza nessun tipo di tecnologia, completamente fuori dal tempo. La zia lo accoglie con fastidio, cerca di inserirlo con prepotenza nel suo mondo popolato da angeli e spiriti, dominato da un senso magico della religione. Lo scontro tra modernità e passato, tra ragione e religione, tra velocità e lentezza, segna l’inizio del loro burrascoso rapporto. Eppure pian piano, nasce un legame profondo di cui entrambi non sapevano di avere bisogno.