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Mostra del Cinema di Venezia

“Kushta Mayn-La mia Costantinopoli”, intervista al regista Nicolò Folin

todaySeptember 9, 2025

Background
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Nicolò Folin: "la storia di amicizia tra due giovani nel 1563 mi permetteva di indagare la crisi di un rapporto simbiotico attraverso i labirinti dell’identità"

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    "Kushta Mayn-La mia Costantinopoli", intervista al regista Nicolò Folin Chiara Nicoletti

Podcast | Download

Ad Orizzonti della 82esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Nicolò Folin presenta il cortometraggio “Kushta Mayn – La mia Costantinopoli“.

Prodotto dal CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia da cui il regista si è  appena diplomato, il film, ambientato nella Venezia, 1563 racconta Asher e Aaron,  due adolescenti ebrei inseparabili, fuggiti dai massacri dell’Europa centrale, che trovano rifugio nella Casa dei Catecumeni, luogo di accoglienza “solo” per gli “infedeli” che desiderano convertirsi.

Un racconto di identità e umanità ambientato a Venezia

“Kushta Mayn – La mia Costantinopoli” si distingue come un cortometraggio autentico e ricco di spunti di riflessione, che unisce realtà storica e esperienza personale. La pellicola, presentata in selezione ufficiale, offre un potente esempio di come la narrazione possa unire passato e presente, affrontando temi universali attraverso uno sguardo intimo e accurato.

Un racconto che nasce dalla storia e dall’esperienza

Il regista Nicolò Folin spiega che “Kushta Mayn” trae origine da un evento reale avvenuto 500 anni fa, ricostruito con la massima fedeltà ai fatti e alle persone coinvolte, grazie ai verbali di un processo tenuto a Venezia e a cui il regista ha avuto accesso.

La vicenda si focalizza su due amici fraterni che si trovano a dover prendere decisioni cruciali in un mondo complesso, in un’epoca di grandi trasformazioni. La forte attenzione alla ricostruzione storica si traduce in un lavoro di ricerca meticoloso, che ha coinvolto l’intero team di produzione.

La sfida della ricostruzione storica e la passione per la ricerca

Per il regista, il lavoro di ricostruzione del mondo di Venezia nel XVI secolo è stato una delle sfide più grandi, ma anche uno degli aspetti più gratificanti. Nicolò Folin sottolinea l’entusiasmo condiviso dai collaboratori nel studiare tracce lasciate da persone di quel periodo, cercando di riscoprire la loro umanità e le loro emozioni. La realizzazione del cortometraggio ha richiesto anche uno studio approfondito delle lingue dell’epoca, tra cui alcune di confine, dando così autenticità alle scene e alle conversazioni rappresentate.

L’uso della luce e delle immagini per creare un’atmosfera autentica

Particolarmente curata è la resa visiva e luminosa del cortometraggio. La collaborazione con il direttore della fotografia Simone Sadocco ha permesso di ricreare ambienti illuminati esclusivamente dalla luce delle candele, contribuendo a trasmettere l’intimità e l’epoca storica del film. Questo dettaglio, che richiama una realtà quotidiana di secoli fa, rappresenta una scelta stilistica fondamentale per aumentare la credibilità della narrazione.

Una comunità di creatori e il senso di condivisione

Nicolò Folin evidenzia anche l’importanza di creare una rete di collaboratori fidati, un vero e proprio gruppo di lavoro consolidato, che si sviluppa anche attraverso la formazione presso il Centro Sperimentale. Per lui, questa comunità di operatori contribuisce alla crescita artistica e alla creazione di un linguaggio comune, rendendo ogni progetto un’occasione di dialogo e crescita condivisa.

Il film come specchio dell’universalità umana

Kushta Mayn” diventa così un viaggio tra storia e attualità, rivelando come le grandi crisi, le difficoltà e le scelte di un’epoca passata siano ancora oggi intimamente legate all’esperienza dell’essere umano. Secondo Nicolò Folin, la forza di questa narrazione sta nel suo carattere universale: le specificità del periodo e del luogo contribuiscono a creare un mondo credibile, che rispecchia, in ultima analisi, le sfide e le emozioni di tutti noi, indipendentemente dal tempo e dal contesto.

Un film che invita a riflettere sulla propria identità e sulle proprie radici, destinato a lasciare un segno profondo nello spettatore che si immerge in questa storia senza tempo.


Plot

Venezia, 1563. Asser e Aaron, due giovani migranti ebrei, sono inseparabili. Per trovare rifugio sono costretti
a fingersi convertiti... ma questo li costringerà a scegliere se salvaguardare il proprio rapporto e la propria identità o
cambiare vita per sempre.

Written by: Chiara Nicoletti

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