“Un anno di scuola”, intervista alla regista Laura Samani
Laura Samani firma l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Gianni Stuparich del 1929, ma ambientandolo nella Trieste del 2007.
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"Nino. 18 Giorni", intervista al regista Toni D'Angelo e al protagonista Nino D'Angelo Chiara Nicoletti
Quasi a chiudere emotivamente il percorso della 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Nino. 18 Giorni”, film documentario su Nino D’Angelo diretto dal figlio Toni D’Angelo, è stato presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso – Speciale Cinema & Musica.
Un racconto intenso e toccante che si ripropone di ripercorrere le tappe della carriera e della vita dell’artista napoletano attraverso il fil rouge dei suoi ricordi e lo sguardo privilegiato del figlio regista Toni.
La pellicola offre uno sguardo intimo sulla vita di Nino e sul suo legame indissolubile con Napoli, tra successi, ombre e un amore incondizionato per la sua terra.
Nino D’Angelo come Billy Elliott
Il film nasce dall’idea di Toni D’Angelo, che ha sempre desiderato raccontare la vita di suo padre, rievocando la sua storia come se fosse una favola hollywoodiana. “Ho pensato che fosse anche giusto fare un film sulla sua vita“, dichiara il regista, sottolineando come la vicenda di Nino rappresenti il percorso di un uomo che ha scalato le montagne del pregiudizio e delle difficoltà sociali per diventare simbolo di Napoli nel mondo.
Dal nulla allo stardom, la vita di Nino D’Angelo si configura come una narrazione perfetta per il cinema: l’ascesa di un giovane cresciuto nelle periferie della città e divenuto voce delle emozioni di milioni di italiani. “La sua storia è come Billy Elliot, una struttura cinematografica perfetta“, commenta Toni D’Angelo, evidenziando la forza narrativa di un percorso segnato da sacrifici e determinazione.
Padre e figlio
Il documentario traccia anche il rapporto tra Toni e suo padre Nino che poi, all’anagrafe è Gaetano, una figura fondamentale nel suo cammino. “Penso di essere stata sempre un buon padre,e lui è stato un bravo figlio. Ci siamo conosciuti forse di più con questo film, certe cose che ci siamo detti nel cinema, nel film, forse da vicino ne avremmo parlato di meno” rivela Nino D’Angelo. Per Toni D’Angelo, il cinema non è solo uno strumento narrativo, ma anche un modo per essere autentici e condividere il proprio punto di vista.
Napoli nella scena e nel cuore
Il film si distingue anche come una dichiarazione d’amore profondissima per Napoli. Nino D’Angelo non ha mai nascosto le sue radici e, attraverso questa pellicola, ha mostrato come il legame con la città sia vivo e presente. “Napoli non l’ho mai vista come una pietra, ma come una cosa umana, viva“, afferma, sottolineando il suo amore per la sua terra natale, nonostante le sfide sociali e storiche.
Il ruolo dei social e la rinascita simbolica
Il successo di Napoli sui social media ha contribuito a cambiare la percezione della città a livello globale. “I social hanno fatto amare Napoli a tutti, mostrando una verità diversa dai luoghi comuni” spiega Nino D’Angelo. Questo nuovo sguardo ha restituito a Napoli il suo ruolo di capitale di cultura e di creatività, superando le ombre del passato e valorizzando le sue eccellenze culturali come la musica napoletana, amata e reinterpretata in tutto il mondo.
La presenza internazionale della musica napoletana, portata in tour da grandi artisti come Pavarotti e Bocelli, testimonia il valore universale di questa tradizione. Nino D’Angelo ha sempre rappresentato Napoli all’estero, contribuendo a diffondere un’immagine positiva e vibrante della città, anche in periodi di difficoltà. “Napoli è stata e sarà sempre una capitale”, conclude con orgoglio, sottolineando come il suo legame con la città sia un motore costante di ispirazione.
Nino D’Angelo negli anni ‘80 è stato il caschetto biondo più famoso d’Italia dopo Raffaella Carrà. Oggi non ha più il caschetto e non fa più quelle canzoni che lo resero famoso allora, come “’Nu jeans e ‘na maglietta”. I suoi capelli si sono ingrigiti, anche se glieli taglia lo stesso barbiere che inventò il caschetto. Vive a Roma, circondato dalla sua numerosa famiglia, e la sua musica – che compone in un piccolo studio sulla Cassia – ha il suono del Mediterraneo. L’ultimo concerto allo Stadio Maradona di Napoli è un saluto definitivo agli anni ‘80, al caschetto e a quel tipo di musica. A vivere con lui questo momento, nascosto dietro un telefonino, suo figlio, Toni, regista. Lo incalza con le domande, registra tutto, anche e soprattutto i momenti più intimi. Chi era suo padre negli anni ‘80? Com’è arrivato al successo e al benessere dalla povertà più assoluta? E perché, una volta raggiunto il successo, quando Toni era piccolo, hanno dovuto abbandonare la città che aveva reso celebre suo padre? Per trovare risposta a queste domande, con “NINO. 18 GIORNI” Toni D’Angelo segue suo padre in giro per l’Italia, durante le tappe del suo tour e allo stesso tempo, lo riporta nei luoghi della sua infanzia: San Pietro a Patierno, il quartiere di Napoli in cui è cresciuto, e Casoria, paese alle porte di Napoli dove è diventato uomo, cantante e padre. Il pretesto per iniziare questo viaggio sono i 18 giorni in cui Nino era a Palermo: quando Toni nacque, Nino era lì, impegnato con la prima sceneggiata che lo rese noto. Un successo inaspettato, che si protrasse a lungo e che ritardò di 18 giorni la conoscenza fra padre e figlio. Oggi, a distanza di anni, Nino e Toni – diventato padre a sua volta – cercano di riappropriarsi di quel tempo perduto per riscoprirsi e ritrovarsi, l’uno nell’altro.
Written by: Chiara Nicoletti
Film
Nino. 18 giorniFestival
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