In selezione ufficiale, nella sezione Zibaldone, al 43° Torino Film Festival, Edoardo Winspeare presenta il suo nuovo lavoro, Vita Mia.
L’amicizia inaspettata
Il film che vede protagoniste Celeste Casciaro e un’icona del cinema internazionale, europeo ed anche italiano Dominique Sanda. Nato dall’osservazione che il regista salentino-austriaco ha fatto del rapporto che sua madre, malata di Parkinson, aveva sviluppato con una signora salentina che si è presa cura di lei, Vita Mia racconta l’amicizia e la complicità inaspettata tra una duchessa duchessa di origine transilvana malata di Parkinson e una badante salentina.
“Due donne agli antipodi tra loro – scrive Winspeare – per formazione culturale, conoscenza delle lingue, provenienza geografica e, naturalmente, estrazione sociale”.
Accoglienza e empatia queste le due caratteristiche dell’approccio che Vita (Celeste Casciaro) ha nei confronti della duchessa Didi (Dominique Sanda), un modo che il film ha di ricordarci che accogliere l’altro nella sua diversità è la chiave per un arricchimento interiore.
Le donne nella storia del XX secolo
Edoardo Winspeare che nel suo cinema ha spesso raccontato le donne, qui in Vita Mia usa il “pretesto” del racconto dell’esperienza di Didi e di Vita per riflettere sull’Europa che è stata, le donne nella storia del XX secolo e i risultati a cui guardiamo adesso.
“La piccola storia di Didi e Vita diventa metafora della grande Storia d’Europa” ricorda Winspeare.
Plot
La vita di Didi è eccezionale. Nata in una delle più nobili famiglie d'Ungheria, ha assistito ancora piccola all’invasione nazista e poi all'avvento del comunismo. Esule in Francia, per sopravvivere lavora come sartina alla Maison Dior. Sposa un nobile italiano e si trasferisce in Salento dove resterà fino alla fine dei suoi giorni. Il film la vede già avanti con l’età, malata, ma orgogliosa e superba come quando era giovane. La malattia la costringe a chiedere l'aiuto di Vita, una giovane donna pugliese di umili origini. Questa reciproca, inaspettata conoscenza permette alle due donne di superare le differenze sociali e culturali che le separano. Didi si scontra con gli affanni di un’aristocrazia impoverita, mentre Vita affronta con alterni sentimenti la fascinazione per il mondo agiato a cui Didi appartiene e l’adesione familiare alla lotta di classe. Il passato si ripresenta quando Didi torna in Ungheria per partecipare al processo di beatificazione del padre. Un viaggio che porta alla luce le ferite lasciate dalla guerra e dal regime nazista, il dramma della Shoah, il senso di colpa di chi è sopravvissuto. Il paese natale diviene inevitabilmente cassa di risonanza dei ricordi di un tempo e di
segreti sepolti. Nella vita di Didi si riflettono tutti i grandi traumi della Storia del XX secolo. Sarà grazie all’amicizia e alle cure di Vita se Didi riuscirà a ricucire le sue ferite e a trovare una nuova, imprevista felicità.