“Vita Mia”, intervista al regista Edoardo Winspeare
"Vita Mia" di Edoardo Winspeare al 43° Torino Film Festival: storia di un’amicizia inaspettata tra due donne diverse per generazione e background”
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“Conversation with” at the 20th Marrakech IFF, interview with actor Willem Dafoe Bénédicte Prot
In selezione ufficiale, nella sezione Zibaldone, al 43° Torino Film Festival, Edoardo Winspeare presenta il suo nuovo lavoro, Vita Mia.
Protagoniste Celeste Casciaro, nel ruolo della badante salentina Vita e l’attrice francese Dominique Sanda, in quello della Duchessa Didi.
Dominique Sanda racconta la sua esperienza nei panni di Didi, una duchessa di origine transilvana malata di Parkinson che trova, nell’amicizia inattesa con la sua badante salentina, un’occasione, per citare il regista Winspeare “di rivelazione umana che le scioglie il cuore e, al tramonto della sua lunga e ricca esistenza, la rende felice”
Didi e Vita sono due donne agli antipodi per formazione formazione culturale, provenienza geografica ed estrazione sociale ma, una volta superati i malintesi dovuti alla politica – la duchessa Didi è un’accesa anticomunista, mentre la badante Vita simpatizza per i comunisti il loro rapporto si svilupperà in un legame profondo.
Vita Mia, attraverso la storia di due donne, riesce a raccontare quella mai del tutto conosciuta di tutte le donne nell’Europa del XX secolo, inascoltate, dimenticate.
Come ricorda il regista Edoardo Winspeare, grazie a questa amicizia, Vita si libererà dalla relazione degradante con un uomo meschino, Didi dal peso di un retaggio familiare che gli incubi vissuti durante la Seconda Mondiale, fino a quel momento rimossi, hanno fatto riemergere sotto forma di allucinazioni, e tutte e due dai pregiudizi culturali e dalle sovrastrutture sociali da cui spesso noi europei non riusciamo a liberarci.
Secondo Dominque Sanda, anche la malattia di Didi, il Parkinson, è arrivata per il troppo reprimere le sofferenze e gli incubi vissuti in giovane età.
Vita Mia riporta Dominique Sanda al cinema italiano che a lei deve tanto. L’attrice definisce il rapporto con la nostra settima arte come un grande amore.
Pur avendo iniziato la sua carriera da giovanissima con Robert Bresson, è stata una grande protagonista del cinema europeo e musa ispiratrice non solo di Bresson ma anche di molti autori e autrici italiane tra cui Vittorio De Sica, Bernardo Bertolucci, Luchino Visconti, Liliana Cavani, Lina Wertmüller e Dino Risi.
La vita di Didi è eccezionale. Nata in una delle più nobili famiglie d'Ungheria, ha assistito ancora piccola all’invasione nazista e poi all'avvento del comunismo. Esule in Francia, per sopravvivere lavora come sartina alla Maison Dior. Sposa un nobile italiano e si trasferisce in Salento dove resterà fino alla fine dei suoi giorni. Il film la vede già avanti con l’età, malata, ma orgogliosa e superba come quando era giovane. La malattia la costringe a chiedere l'aiuto di Vita, una giovane donna pugliese di umili origini. Questa reciproca, inaspettata conoscenza permette alle due donne di superare le differenze sociali e culturali che le separano. Didi si scontra con gli affanni di un’aristocrazia impoverita, mentre Vita affronta con alterni sentimenti la fascinazione per il mondo agiato a cui Didi appartiene e l’adesione familiare alla lotta di classe. Il passato si ripresenta quando Didi torna in Ungheria per partecipare al processo di beatificazione del padre. Un viaggio che porta alla luce le ferite lasciate dalla guerra e dal regime nazista, il dramma della Shoah, il senso di colpa di chi è sopravvissuto. Il paese natale diviene inevitabilmente cassa di risonanza dei ricordi di un tempo e di segreti sepolti. Nella vita di Didi si riflettono tutti i grandi traumi della Storia del XX secolo. Sarà grazie all’amicizia e alle cure di Vita se Didi riuscirà a ricucire le sue ferite e a trovare una nuova, imprevista felicità.
Written by: Chiara Nicoletti
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