PODCAST | Chiara Nicoletti intervista Luca Ferri, regista del film La casa dell’amore.
Con La Casa dell’amore, presentato alla 70esima Berlinale in Forum, Luca Ferri chiude la trilogia “domestica”, ovvero tre film girati integralmente all’interno di tre ambienti domestici in altrettanti formati e modalità narrative diverse. Se Dulcinea, girato in 16mm, narrava il rapporto tra due solitudini e Pierino, girato in VHS colore, si incentrava invece su di un anziano signore appassionato di cinema, La casa dell’amore, in digitale, in digitale, si dedica alla figura di Bianca, transessuale italiana che vive a Quarto Oggiaro, nell’hinterland milanese. Luca Ferri racconta il punto di partenza del suo cinema profondamente umanista e di questa sua ultima opera. Uno dei cuori del film è è l’incontro tra il protagonista e un cliente che teorizza su erotismo e cinema. Il regista illustra il suo cammino lungo le varie strade del film.
La casa dell’amore: Bianca è una transessuale di 39 anni. Vive a Milano dal 2009 e di professione fa la prostituta. Da vent’anni anni è fidanzata con Natasha, una trans di origini giapponesi che vive temporaneamente in Brasile. Il loro legame è molto forte e la distanza non lo ha indebolito. Il film racconta la loro storia d’amore fatta di lunghe telefonate e ancor più lunghe attese. Per questioni lavorative e familiari non si vedono da quasi due anni. Il tempo passato senza Natasha è scandito dai clienti, per lo più abituali, e dalle loro richieste. Col tempo Bianca si è anche affezionata a loro ma i suoi pensieri sono sempre per Natasha, che finalmente sta tornando.
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