“Strike – Figli di un’era sbagliata”, intervista ai registi Gabriele Berti, Giovanni Nasta e Diego Tricarico
Strike - Figli di un’era sbagliata, un film sull’amicizia, su di una generazione e le sue fragilità
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“Conversation with” at the 20th Marrakech IFF, interview with actor Willem Dafoe Bénédicte Prot
Il mondo del cinema italiano dice oggi addio a Sandra Milo, pseudonimo di Salvatrice Elena Greco, avvenuta il 29 gennaio 2024 a Roma all’età di 90 anni. Attrice di grande talento, conduttrice televisiva e icona dello schermo, Milo ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico italiano. Nel corso della sua carriera, ha interpretato ruoli indimenticabili in film come “Il generale Della Rovere,” “Adua e le compagne,” e soprattutto “8½” di Federico Fellini, vincitore di un Oscar.
Nata a Tunisi nel 1933, Sandra Milo ha iniziato la sua carriera cinematografica negli anni ’50. Il suo debutto in “Lo scapolo” (1955) di Antonio Pietrangeli, che racconta la storia di Gianni Alberti, interpretato da Alberto Sordi, un giovane scapolo che, nonostante la sua resistenza al matrimonio, si trova coinvolto in una serie di situazioni romantiche e comiche. Il film ebbe un buon successo, e fu un trampolino di lancio per la carriera di Sandra Milo. La sua performance ha catturato l’attenzione degli spettatori e dei registi, aprendo la strada a ruoli più importanti e consolidando la sua posizione come una delle attrici più promettenti del cinema italiano.

Il punto di svolta nella carriera di Milo arrivò con “Il generale Della Rovere” (1959), diretto da Roberto Rossellini, in cui interpretò una prostituta al fianco di Vittorio De Sica. Ruoli significativi si susseguirono, con la partecipazione a film come “Adua e le compagne” (1960) di Antonio Pietrangeli e “Fantasmi a Roma” (1961) diretto dallo stesso regista. La sua versatilità si evidenziò anche in “Asfalto che scotta” (1960) di Claude Sautet e “8½” (1963) di Federico Fellini, che le valse il Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista.
L’incontro con Federico Fellini rappresentò un momento cruciale nella vita di Sandra Milo, segnando non solo la sua crescita artistica ma anche l’inizio di una relazione clandestina che perdurò per 17 intensi anni. La collaborazione artistica tra i due si tradusse in due capolavori del maestro riminese: “8½” nel 1963 e “Giulietta degli spiriti” nel 1965.

Affettuosamente soprannominata “Sandrocchia” dal regista, Milo interpretò il ruolo di una femme fatale nei due film, portando sullo schermo una figura ironica e disinibita. La sua presenza incisiva e sensuale incarnava l’immaginario erotico di Fellini, diventando un elemento centrale nelle narrazioni del regista, spesso contrapposto alle mogli dei protagonisti, donne caratterizzate da un aspetto più dimesso e da una mentalità più borghese.
La riuscita interpretazione di Sandra Milo non sfuggì ai riconoscimenti, poiché vinse il prestigioso Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista per entrambe le pellicole. Questi film non solo consolidarono la reputazione di Milo come talentuosa attrice, ma contribuirono anche a definire il suo ruolo distintivo all’interno del panorama cinematografico italiano.
Dopo le significative esperienze cinematografiche con Fellini, Sandra Milo continuò a lavorare con rinomati registi, consolidando la sua carriera e dimostrando la sua versatilità artistica. Tra i numerosi registi che l’hanno diretta, Luigi Zampa la scelse per “Frenesia dell’estate” (1963), mentre Antonio Pietrangeli la diresse nuovamente in “La visita” (1963), affiancata da François Périer. Lavorò anche con Dino Risi, in “L’ombrellone” (1965), in cui interpretò con intensità e ironia la vivace moglie dell’ingegnere Enrico Marletti (Enrico Maria Salerno).
Nel corso del 1964, Milo recitò accanto a Fernandel e Jean-Pierre Cassel in “Ho una moglie pazza, pazza, pazza” di Jean Boyer e “…poi ti sposerò” di Philippe de Broca. Successivamente, partecipò a diversi film, tra cui “Come imparai ad amare le donne” (1966) di Luciano Salce, “La notte pazza del conigliaccio” (1967) di Alfredo Angeli, “Per amore… per magia…” (1967) di Duccio Tessari e “T’ammazzo!… Raccomandati a Dio” (1968) di Osvaldo Civirani.
Nel 1968, Sandra Milo mise da parte la sua carriera cinematografica, e si ritirò dalle scene per dedicarsi alla famiglia.
L’attrice fece il suo ritorno sul grande schermo nel 1979 con “Riavanti… Marsch!” di Luciano Salce e successivamente partecipò a una serie di commedie degli anni ’80. Parallelamente, la sua carriera televisiva prese il volo con programmi come “Studio Uno” e “Piccoli fans.” Il suo ritorno al cinema fu segnato da film come “Il cuore altrove” (2003) di Pupi Avati e, successivamente “Happy Family” (2010) di Gabriele Salvatores, e “A casa tutti bene” (2018) di Gabriele Muccino.
Nel 2021, Sandra Milo ricevette il David di Donatello alla carriera:”Non è mai troppo tardi per ricevere un premio!” disse ringraziando l’Accademia del Cinema Italiano.
Nello stesso anno, Sandra Milo è stata la madrina del 36mo Lovers Film Festival, dove ha concesso un’intervista esclusiva ad Angelo Acerbi. L’intervista, divertente e commovente, ha svelato la sua sensibilità, emozioni legate a personaggi illustri come Pietro Nenni, e aneddoti sorprendenti sulla sua carriera. Tra risate e lacrime, ha condiviso dettagli intimi sulla sua vita, compresa la storia con la sua prima figlia e il momento in cui la sua voce fu accettata dal cinema italiano.
Vogliamo ricordarla così, con queste intervista, davvero speciale: Angelo Acerbi intervista Sandra Milo, attrice e madrina del 36mo Lovers Film Festival.
Ciao, Sandra.

Written by: Federica Scarpa
Antonio Petrangeli Dino Risi Federico Fellini Luigi Zampa Roberto Rossellini Sandra Milo
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